Blog Frame92
Novembre 19, 2020

Se non vi siete ancora accorti de La regina degli scacchi nella top 10 del catalogo Netflix, è ora che recuperiate la miniserie composta da 7 puntate. Se anche voi siete amanti degli effetti speciali, riconoscerete un valore aggiunto alla produzione originale Netflix.

La storia (completamente originale) è quella di Elizabeth Harmon, bambina prodigio degli scacchi. Rimasta orfana viene irrimediabilmente attratta dalla scacchiera del custode dell’orfanotrofio. Da qui la storia, magistralmente costruita da Scott Frank e basata sull’omonimo romanzo di Walter Tavis, prende il volo così come la carriera da scacchista della protagonista.

La bambina dalla mente geniale immaginerà le mosse imparate (giocate e previste) sul soffitto della stanza in cui si trova, come se avessero una presenza quasi fisica.

Come realizzare VFX non invasivi

Il segreto degli effetti speciali di successo risiede nella capacità di chi li realizza di renderli coerenti e integrati con ciò che li circonda.
Sebbene le 64 caselle della scacchiera e i 32 pezzi da muovere possano sembrare, a una prima riflessione, una presenza persino troppo ingombrante e statica, nonché totalmente irreale, il risultato – dovuto a un’abile integrazione dell’effetto visivo con l’idea da cui nasce – funziona perfettamente.


L’eleganza di questi VFX non sta solo nelle tinte o nel rigore degli scacchi, quanto nella completa coerenza con la narrazione. Gli effetti non sono inseriti per il gusto di meravigliare lo spettatore ma nascono come esigenza narrativa. Vediamo questi enormi scacchi, infatti, con gli occhi della protagonista: una gigantesca presenza acquattata sul soffitto, come se Beth stesse osservando una creatura affascinante e mai vista. Il timore e l’ansia provocati dall’abbandono vengono catalizzati sugli scacchi, che diventano per lei catartici e, allo stesso tempo, affascinanti in quanto via di fuga da una realtà che non può controllare – a differenza del gioco che, invece, è nelle sue mani.


È questo che il compositing de La regina degli scacchi trasmette con le sue animazioni: glitch, ombre che si allungano sulle pareti, movimenti rapidi e non ammorbiditi, simili a quelli di un insetto velenoso.
Spesso durante il film si dice quanto le mosse di Beth siano “letali”, ed è così che gli scacchi stessi diventano.

Qualità o maniacalità?

Senza arrivare ai livelli “maniacali” del regista Stanley Kubrick (per il film Barry Lyndon pretese che persino la biancheria sotto i costumi degli attori corrispondesse a quella dell’epoca in cui era ambientato) spesso è vero che in un film sono i dettagli a fare la differenza. Forse, nel caso di una serie incentrata sul gioco degli scacchi, il fatto che tutte le mosse giocate dagli attori e anche quelle animate sul soffitto siano reali piuttosto che movimenti casuali, non è poi un dettaglio tanto piccolo.

Il VFX supervisor John Mangia e la VFX producer Arissa Blasingame hanno dovuto studiare a fondo il gioco degli scacchi per realizzare delle animazioni realistiche. Dopotutto, non dà fastidio anche a voi quando vedete una scena musicale in un film ed è palese che i movimenti degli pseudo-musicisti inquadrati non corrispondono assolutamente alla melodia? (Beh, a me sì, e non credo sia una deformazione da conservatorio 😉).

Per l’inserimento degli scacchi nei vari ambienti è stata utilizzata la tecnica del LIDAR scanning, ossia l’utilizzo di un impulso laser per ottenere un’immagine tridimensionale degli ambienti in cui sarebbero stati inseriti. Tramite questa tecnica il team di Chicken Bone FX è riuscito a far combaciare perfettamente i modelli 3D degli scacchi animati con i movimenti della cinepresa. Anche i soffitti, inesistenti durante le riprese, sono stati inseriti in postproduzione.

Prossimamente altri approfondimenti riguardanti gli effetti speciali in film e serie TV.
Qui sotto potete vedere il breakdown di alcune scene della serie. SPOILER ALERT!

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