arte utile
Luglio 1, 2020

Essenziale e superfluo. L’arte utile dal “diventeremo tutti più buoni” all’egoismo concreto. Le priorità assolute cambiano da un paese all’altro ma cosa farò io? E perché?

Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto una cosa utile se non l’ammira. L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente. Tutta l’arte è completamente inutile.

Oscar Wilde

Essenziale oppure no?

Molto probabilmente in questo periodo di lotta al Coronavirus (in cui tutti hanno cercato di capirci qualcosa di più mettendo sotto sforzo le loro competenze scientifiche) ci si è concentrati molto sulla salute fisica della persona. Prima con lo stare chiusi in casa, poi facendo sempre attenzione a cosa toccare, pensare se ci si è lavati le mani, se siamo distanti più di un metro. Credo che questo ci abbia reso enormemente più consci del nostro corpo fisicamente. Dello spazio che occupa, dei contatti che ha (o non ha).

Egoismo inutile e senso di sopravvivenza

Secondo il mio punto di vista questa aumentata consapevolezza di noi stessi è finita per distruggere il mitico sogno di inizio quarantena, il “ci vorremo più bene, saremo più buoni” eccetera. Lo spirito di sopravvivenza lo ha trasformato in una sorta di “egoismo concreto”.

Questo soprattutto dopo che l’impatto economico ha cominciato a farsi sentire, e quindi molti di noi sono stati chiamati a stilare una lista di priorità e di rinunce. Se ci chiedono a cosa potremmo tranquillamente rinunciare, ecco che questo egoismo inutile si manifesta. Anche dall’altra parte del mondo, a Singapore, in un semplice sondaggio in cui viene chiesto:
“Quali sono i lavori essenziali per far sì che il paese continui a prosperare?”.
Risposta: “L’arte è inutile”.

Singapore The Sunday Times survey

Singapore The Sunday Times survey. Picture: Ashley Tan

Arte utile

Credo si possa affermare con certezza che la diversità tra l’Italia e Singapore si ravvisa subito: sul podio manca il cibo. Noi italiani penso che facilmente ci puliremmo la casa o l’ufficio da soli (o forse non lo faremmo affatto) pur di poterci permettere ancora un aperitivo, una cena fuori o semplicemente una spesa abbondante per la prossima ricorrenza.

Singapore è un paese che, per quanto diverso dall’Europa, ha comunque una storia di secoli. Ci possiamo trovare musei, architetture antiche e moderne, reliquie. Così come in Italia. Ecco perché mi viene da pensare che, forse, siamo talmente immersi nell’arte da non notarla più. La diamo per scontata, come si fa in una relazione in cui non si mette tanto impegno. Si sa che c’è, e tanto basta.

Riflettiamo, però, su questo egoismo inutile. La professione che ad oggi occupa il primo posto tra i lavori essenziali è il dottore. Il dottore è quello che ci salva la vita dal Coronavirus, da una complicazione polmonare, da un tracollo fisico. Viene da chiedersi: chi è spesso a salvarci dal tracollo mentale? Arteterapia, musicoterapia, danzaterapia, drammaterapia. Per quanto queste definizioni siano recenti, non lo sono le loro funzioni sulla psiche dell’essere umano. Un’arte utile? Di certo non è sono inutili i meccanismi di catarsi del teatro, di immedesimazione del cinema, di sviluppo cognitivo dei videogiochi.

Cosa farò io e perché

Per me, l’arte è utile. A Torino è possibile trovare un palazzo antico, una statua o un monumento quasi a ogni angolo. Sarà che non vivo qui da tutta la mia vita ma sono sicura di appartenere a quella categoria di persone che si meraviglia ogni volta che li vede. Che non ci si abitua mai, che non riesce a vederli come qualcosa di banale, li ammira intensamente. Che trova pace e ispirazione nei riflessi del Po, che sta ancora decidendo se le luci d’artista sul Monte dei Cappuccini siano bellissime o orribili. Che passeggiando per via Carlo Alberto rimane di pietra come la magnifica statua intravista nel cortile interno di un palazzo qualsiasi.

E così che ho scoperto l’utilità di un’immagine, con la presenza costante dell’arte in città, con la conoscenza dei rapporti e della funzione dello statico, della luce e del movimento. Perché ho scelto questa professione – il “fare video” con tutte le sue declinazioni – e perché continuerò a farlo?

Innanzitutto, parlando egoisticamente, è indispensabile per la mia mente e il mio cuore. Amo da sempre il cinema e ho deciso che mi piace mettere le mani nella post-produzione, “fare” video con i miei occhi. Per esempio un video che porta un messaggio pubblicitario o destinato ad un puro divertimento, deve funzionare, oltre a piacere. Si deve vedere, capire, sentire. E questa è arte: combinare un insieme di sensibilità e tecniche, riuscire a creare un emozione.

Finora ho messo a disposizione la mia arte utile, lavorando con le abilità acquisite tramite lo studio e l’esperienza,
videoritocco, video promozionali, video musicali, servizi editoriali, restyling di siti web,
tanto per citarne alcuni.

Ho potuto collaborare al raggiungimento di obiettivi, soddisfare bisogni e al tempo stesso creare qualcosa da contemplare.
Intendo continuare a farlo, perché sono creativa, e con sensibilità e professionalità vedo un futuro senza egoismo inutile, con un’arte utile.

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